Dolomiti fuori traccia

Dove pedalano solo i local. A pochi chilometri dalle salite dolomitiche più frequentate, un anello di gravel alpino per chi cerca l’avventura.

Dislivello Totale

5740 m

Lunghezza totale

175 km

Durata

3 Giorni

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iamo tre amici, ma siamo anche tre colleghi di lavoro. La montagna, sia in estate sia in inverno, è il nostro ufficio. Siamo Istruttori e Guide: sciare e arrampicare su roccia sono le due attività che facciamo per gran parte dell'anno. Accompagniamo i nostri clienti in giro per le montagne più belle delle Alpi e non solo, ma abbiamo un debole per le Dolomiti, il nostro giardino di casa.

Dolomiti fuori traccia

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Intro

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Circumnavigare il Sassolungo

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Dal Catinaccio al Passo Lusia, passando per Carezza

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Dalla foresta di Paneveggio alla Val San Nicolò

Viviamo tutti e tre in Val di Fassa, circondati da alcune delle montagne più spettacolari che la natura ha modellato in milioni di anni: la Marmolada, il Sella, il Sassolungo e il Catinaccio. Ogni mattina, quando ci svegliamo, sono lì, davanti a noi, a salutare il nostro giorno: sappiamo per questo di essere dei veri privilegiati.
Oggi però niente neve e niente corde. Il mezzo per portarvi a conoscere un pezzo di questa nostra meraviglia quotidiana sarà la bicicletta. Non sarà facile scrivere qualcosa riguardo le Dolomiti e le loro infinite possibilità di offerta ciclistica – tra la mtb e la bici da strada – che non sia già stato sperimentato e descritto, in parole e immagini. Il rischio di ripetersi e di cadere nella banalità è molto alto. Tutti hanno visto almeno una volta nella vita un tappone dolomitico del Giro d’Italia; tutti quelli che stanno leggendo questo articolo hanno già sentito parlare di Sellaronda Hero o di Enduro World Series Fassa. Sembra che non ci sia più molto da conoscere o da esplorare da queste parti per quanto riguarda le due ruote. E invece no! 
C’è ancora un piccolo mondo del quale si sa poco o nulla, perché i suoi segreti sono gelosamente custoditi da una cerchia di appassionati che si avventura per tracce secondarie, che uniscono strade forestali e sentieri.

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Circumnavigare il Sassolungo

Siamo a fine stagione, per noi settembre vuol dire tornare a vivere la montagna con i nostri ritmi e senza la folla che, nel bene o nel male, riempie le Dolomiti nei mesi di luglio e agosto. Quest’anno la neve è arrivata presto, le cime sono già imbiancate e le temperature vicine a zero gradi anche in paese.
Conosciamo bene la prima parte del percorso e sappiamo che nel giro di dieci minuti il freddo non sarà più un problema.
Abbiamo deciso di partire da Pozza di Fassa e risalire lungo la pista ciclabile fino a Canazei per affrontare così la prima vera salita con le gambe già calde. Un modo per evitare la bollita, o forse solamente per ritardarla di un po’...

Luoghi

Museo Ladino

La Grande Guerra

Le acque

Outdoor

La terrazza delle Dolomiti

L’idea è quella di compiere un anello attorno alla valle passando da alcuni dei luoghi più belli che caratterizzano questa zona delle Dolomiti. Non ci siamo studiati un percorso in modo dettagliato, non sappiamo quanto dislivello, chilometri e giorni ci vorranno, ma abbiamo dalla nostra parte un’ottima conoscenza del territorio. Ci affideremo a questa. Poche, anzi, pochissime cose nelle borse, giusto qualche indumento caldo e asciutto, un paio di gel per un po’ di motore al momento giusto e un sacco lenzuolo per dormire eventualmente in rifugio.
Sono le otto di mattina e attorno a noi è ancora tutto molto tranquillo, anche il fondovalle in questo periodo è ancora in ombra, quasi a riposo. Che differenza, penso tra me e me, con i ritmi frenetici della stagione, quando a quest’ora tutti sono già operativi e organizzati per la giornata. Il relax e il ritmo blando durano però poco, in un attimo ci lasciamo alle spalle le ultime case del paese di Canazei e, da qui in poi, ci aspetta la lunga salita fino al passo Sella.

Ve l’ho già detto: con Cristian e Icio, i miei compagni di pedalata, condividiamo lo stesso lavoro di Guida alpina. Ci vediamo spesso ma non abbiamo mai molto tempo di parlare e così la prima parte del percorso la passiamo velocemente a raccontarci, con tanto fiatone, l’estate appena terminata. Aneddoti divertenti e situazioni improbabili da ricordare ci distraggono un po’ dalla fatica di alcune pendenze che ci tolgono letteralmente il fiato.
Siamo quasi al limite del bosco, in località Pian de Schiavaneis: qui ci si aprono diverse possibilità di percorso. Decidiamo di andare a mettere il naso in un sentiero che si collega con la forestale che sale dalla Val Salei e che ci porterà direttamente al rifugio Carlo Valentini, in località Passo Sella. Ricordo di averlo percorso anni fa accompagnando dei clienti in un’escursione invernale. Ma oggi nessuno di noi sa con certezza se sarà praticabile in bici. Ed è proprio quello che ci piace. Siamo partiti proprio con l’idea di scoprire sentieri e forestali che conosciamo solo per averli percorsi a piedi o in MTB. O addirittura che non conosciamo affatto.
Solo cinque minuti di spinta lungo un sentierino ripido ed esposto, un bellissimo tratto di single track e siamo sulla forestale. Perfetto! La nostra idea di traccia gravel è sicuramente molto allargata rispetto a quella standard, e a volte sconfina nell’XC.

Ma il bello è proprio non darsi dei limiti: alle strade bianche, o carrozzabili, è divertente alternare tratti su sentieri molto tecnici, con il fondo irto di radici e sassi. Ma con le gravel moderne queste sezioni sono una vera goduria.

Sulla nostra sinistra abbiamo il Sassolungo con le sue enormi pareti verticali che fanno da spartiacque tra la Val di Fassa e la Val Gardena, in forte contrasto con i prati alla cui base si snodano tanti sentieri e dolci strade forestali perfette per riprendersi dai 900 metri di dislivello appena risaliti.
Siamo nuovamente in vista di casa, all’imbocco della Val Duron, la classica valle alpina: montagne a 360°, pascoli, mucche ovunque e un torrente che scorre in mezzo. Tutto assolutamente perfetto, ma le vibrazioni e i grossi sassi sotto le nostre ruote mentre si pedala, ci ricordano che è forse meglio fare attenzione alla strada. E, se si vuole contemplare il panorama, conviene fermarsi…
Cristian ed io ci stiamo rilassando. Siamo convinti che ormai le fatiche della giornata siano finite, ma Icio non è della stessa idea. Alla fine ci lasciamo convincere dalla sua proposta di non puntare subito a valle, ma di restare a mezza costa, all’ombra del Catinaccio, e ancora il più possibile lontano dall’asfalto. La picchiata sopra al paese di Fontanazzo, lungo un sentiero a tratti molto tecnico, mette a dura prova braccia e gambe, già stremate dalle fatiche dalla giornata. All’unanimità decidiamo di fermarci e dormire comodamente in valle.

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Dal Catinaccio al Passo Lusia, passando per Carezza

Si riparte, oggi l’obiettivo è arrivare a Passo Lusia per dormire in rifugio da amici, senza contare i cambi di programma sempre in agguato. Sarà comunque lunga. Pedaliamo in direzione del Gardeccia lungo quella che, nel 2011, è stata la salita finale di una tappa del Giro d’Italia. Per pura curiosità, mentre ci gustiamo un cappuccino in rifugio, guardiamo i tempi di salita dei primi arrivati quel giorno nel tratto che abbiamo appena percorso. Beh… non ce l’avremmo fatta nemmeno con l’elettrica sbloccata. Quelli fanno un altro sport!

Ciclostorie
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Le prime Dolomiti al Giro

Attorno a noi si stagliano le torri verticali e le pareti di roccia che rendono famoso il Catinaccio in tutto il mondo...

Attorno a noi si stagliano le torri verticali e le pareti di roccia che rendono famoso il Catinaccio in tutto il mondo e dove, durante l’estate, trascorriamo tante giornate ad arrampicare con i nostri allievi. Qui abbiamo poco spazio per varianti fantasiose ma l’ambiente è così bello che è un piacere salire ammirando ciò che ci circonda. Riusciamo comunque a scovare un taglio in discesa, lungo una frana, che ci fa spingere e caricare la bici in spalla per un po’. Ora, dico agli altri, dobbiamo trovare un bel sentierino e poi possiamo andare a dormire tranquilli.
Giro di boa attorno al Lago di Carezza, uno dei luoghi più fotografati di tutte le Alpi, una vera meraviglia soprattutto quando, al pomeriggio, i Campanili del Latemar si riflettono nelle sue acque turchesi. Anche noi ci concediamo uno sguardo incantato e poi via, verso i sentieri che portano al passo di Costalunga. Ricordavo di esserci passato in sella a una full con 160 mm di escursione. La differenza nell’affrontarli in gravel, con in più il peso delle borse, si fa sentire. Ma a fine sentiero, dopo esserci giocati numerosi jolly, abbiamo tutti e tre un gran sorriso.

Penso e mi domando ad alta voce come possa sentirsi una persona che per la prima volta vede le Dolomiti. Deve essere veramente un colpo al cuore.

Il vero calvario arriva all’ultima salita della giornata. Dal fondovalle, poco sopra Moena, riprendiamo a salire in direzione Lusia, con tratti che arrivano al 20%. Dopo la stagione delle arrampicate, scontiamo di brutto nelle gambe i pochi chilometri pedalati. Nonostante l’aiuto di vari gel, arrivare al rifugio è una vera prova di forza.
L’ultimo sprint, con le pochissime energie rimaste, è per andare incontro ad Hermann, l’amico rifugista che, sapendo del nostro imminente arrivo, ci fa trovare la tavola già imbandita: piatti di affettati e formaggi di ogni tipo innaffiati da ottima birra artigianale. E, come per magia, la fatica scompare e le gambe non fanno più male: che bella questa accoglienza trentina. Chiudiamo la giornata davanti a un magico tramonto sulle Pale di San Martino. Poi tutti in camera con le gambe che non rispondono più ai comandi, non si sa se per i chilometri o le birre…

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Dalla foresta di Paneveggio alla Val San Nicolò

Ultimo giorno. Tre gradi sotto zero, nessuno di noi sembra aver fretta di uscire e prolunghiamo la colazione fino a quando non arrivano i primi raggi di sole a scaldare un po’ l’aria. Oggi si parte in leggera discesa fino ad arrivare nel Parco naturale di Paneveggio. I segni del passaggio della tempesta Vaia del 2018 si vedono ancora chiaramente. Interi versanti sono stati rasi al suolo, mentre altre porzioni di bosco con alberi secolari hanno resistito alla potenza devastante della natura. È una delle foreste più spettacolari delle Alpi e attraversarla in bici è davvero emozionante. Il meglio è quando si entra nel canyon di Sottosassa. Niente single track, portage o cose estreme, ma l’ambiente è molto diverso da quanto visto fino ad ora.

Nel paesaggio la roccia dolomitica ha lasciato il posto al porfido del Lagorai e tutt’attorno ci sono pareti rosse e, a fare da contrasto, un bellissimo torrente, il Travignolo, dalle acque cristalline. L’asfalto ci fa procedere spediti e in poco tempo siamo a Predazzo, ultimo paese della Val di Fiemme. È curioso come il nostro cervello si abitui in fretta alle situazioni di comfort. All’unanimità decidiamo di proseguire in direzione Moena lungo la ciclabile, perfettamente asfaltata e scorrevole; ci permetterà di risparmiare energie per l’ultima parte del tour che vogliamo concludere passando sopra all’abitato di Pozza fino ad arrivare nella famosa Val San Nicolò.
La pedalata non è più fluida e potente come il primo giorno, ma sappiamo che la fine della salita è ormai vicina. La strada dei Russi, costruita dai prigionieri durante la Prima Guerra Mondiale, è deserta. La mente inizia a divagare, forse per sentire meno la fatica.
Penso e mi domando ad alta voce come possa sentirsi una persona che per la prima volta vede le Dolomiti. Noi che viviamo qui e le vediamo tutti i giorni, continuiamo a stupirci, scattare foto e fermarci per ammirare la perfezione e la spettacolarità di queste montagne… Beh, per chi invece le incontra per la prima volta, la loro visione deve essere veramente un colpo al cuore.

Cose buone

Rifugi e stellati

Quest’ultima parte di salita è perfetta come conclusione della giornata, mai troppo ripida, e senza fondo scassato. Fosse tutto così il tour non sarebbe nel nostro stile, ma ogni tanto è cosa gradita. Ci fermiamo alla Baita alle Cascate, giusto in tempo per dissetarci con uno sciroppo di sambuco. Poi ci prepariamo per la discesa verso la civiltà e la fine del nostro anello.
Sapevamo che ci sarebbe piaciuto e che non sempre c’è bisogno di andare in luoghi esotici e sconosciuti per essere felici. Abbiamo pedalato attorno a casa per tre giorni, faticato, scherzato, bevuto e scoperto qualcosa di nuovo. Di questa valle, e della nostra passione per l’avventura, non ci stancheremo mai. Questo è certo.

Testi

Tommaso Cardelli

Foto

Ralf Brunel

Hanno pedalato con noi

Tommaso Cardelli, Cristian Dallapozza, Maria Davarda, Maurizio Davarda

REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DI

Questo itinerario lo puoi trovare sul super-magazine Destinations – Italy unknown / 1, lo speciale di alvento dedicato al bikepacking. 13 destinazioni poco battute o reinterpretazioni di mete ciclistiche famose.

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Esce una volta all’anno, ci lavoriamo quasi tutti i giorni. Destinations è un progetto vivo, che ci porta in giro per l’Italia in bicicletta, che ci aiuta a scoprire luoghi e punti di vista.

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