
Salite oltre confine
Basta solo un po’ di curiosità, per rendersi conto di quanto ci sia ancora da scoprire, anche proprio dietro casa. Il Ticino ne è il migliore degli esempi.
Periodo consigliato
Mag - Ott
Dislivello Totale
7730 m
Lunghezza totale
328 km
Durata
3/5 Giorni
N
Noi, invece ce la prendiamo con calma e raggiungiamo il nuovissimo VeloCafé nella vicina Giubiasco per un cappuccino e una fetta di crostata artigianale. Nel trasferimento – la sfiga in questi casi è sempre in agguato – foro una gomma: certamente meglio sia successo in città che sulle arcigne ascese che andremo ad affrontare. Speriamo tuttavia che sia solo un caso e non il preludio di una tre giorni all’insegna degli imprevisti, dal momento che saremo impegnati senza tregua su e giù nella regione di Bellinzona e Valli. Prontamente e con efficienza ripariamo la camera d’aria. Quindi ultimi dettagli sulla vestizione, verifiche del caso sul minimo indispensabile da portarci nelle borse e si parte.
Si pedala alla volta della prima salita, anche se inizialmente ci aspettano una trentina di chilometri di pianura. Meglio così, ci sono gambe e muscoli da sciogliere e cervello da impostare su questa inedita tre giorni in sella. Siamo in tre, ma per me è il battesimo ciclistico in Ticino. Da Malvaglia si inizia a salire per diciotto chilometri fino a 1.500 metri di altitudine. Davide e Giona, autoctoni ticinesi e miei compagni di avventura, conoscono la salita e così spingono, fanno un’andatura sostenuta ma allo stesso tempo riescono a guardarsi intorno, a continuare a stupirsi. Sì, perché lo spettacolo è pazzesco e rimango davvero colpito quando, in fondo a un drittone nel bosco, si spalanca una diga gigante, la diga della Val Malvaglia, appunto.


Ci fermiamo proprio ai piedi dell’enorme struttura di sostegno per rifiatare, mangiare una barretta, osservare quello che ci circonda. Prima di proseguire sulla salita tradizionale, prendiamo una stradina laterale che passa sopra la diga. Un senso di infinito ci pervade, anche perché una nuvola all’improvviso fa sì che non si veda oltre l’enorme bacino d’acqua e così lo sguardo si perda nell’orizzonte come se avessimo davanti a noi il mare. Riprendiamo la salita e i tornanti si fanno più dolci. Spiana ed ecco un tratto di sterrato. Se sai guidare la bicicletta acceleri senza problemi, un po’ come fa Giona che si muove con leggerezza e maestria, sobbalzando senza problemi fra la polvere. Io, più concentrato, sono di conseguenza più rigido, anche perché pedaliamo su bici da strada. Tribolo maggiormente, mi riesco a godere meno il panorama della Valle di Blenio. Per mia fortuna ritorna l’asfalto e, con esso, delle curve più secche, anche se poche: eccoci, infine, all’accogliente Ristoro Sass Malt, dove ci buttiamo sulla terrazza per goderci una birra con vista, e farci dire i nomi di tutti i tremila all’orizzonte.


Si torna a pedalare su terreno meno impegnativo. Una caratteristica costante della regione di Bellinzona e le sue Valli è, se si escludono ovviamente le principali arterie stradali, la rarità di traffico. Le ciclabili, che arricchiscono e completano l’offerta del territorio, lasciano spazio anche a strade aperte alle auto ma percorribili in bicicletta senza problemi, grazie pure all’asfalto perfetto. Dopo Torre, lasciata la ex Fabbrica del Cioccolato Cima Norma, oggi Fondazione La Fabbrica del Cioccolato, arriviamo a Olivone per iniziare una nuova salita: ci dirigiamo verso il Passo del Lucomagno. L’ascesa è lunga quasi venti chilometri, ma decidiamo di non scollinare il primo giorno. Vogliamo viverci il territorio, morderlo, assaggiarlo, rispettando i tempi. «La bici è in questo viaggio uno strumento per conoscere il Ticino, dal momento che pedalare è una lente d’ingrandimento eccezionale che ti permette di scoprire il territorio».
Ha ragione Davide, anche se proprio lui si mette poi a spingere nei tratti mangia e bevi che portano alla salita vera e propria. Fa caldo, anche se sopportabile. Davide apre e chiude la maglia, sembra proprio godersela mentre spinge all’attacco della salita. Giona sembra danzare sui pedali, quasi ci balla sopra, e sale agile. Io rimango a ruota con un pensiero fisso che mi martella: che meraviglia questo Ticino, così vicino a casa e così poco conosciuto da noi italiani. Anche la seconda salita è tanta roba per chi ama le scalate a pedali, per i grimpeur, per chi preferisce soprattutto la solitudine e la sofferente gioia della bicicletta. Solo una o due macchine abbiamo incontrato nei primi chilometri, nonostante si affaccino le prime strutture di villeggiatura e le prime malghe.


Giungiamo all’Alpe Pian Segno attraverso una stradina laterale, sterrata. Mancano ancora cinque chilometri allo scollinamento del Passo, ma per oggi può bastare. Ci sono i formaggi dell’alpe che ci aspettano, insieme a del buon vino rosso. E c’è anche dello yogurt bianco davvero cremoso e saporito, che con il vino c’entra poco, ma è talmente buono che chi se ne frega. Ritorniamo sulla strada principale e ci fermiamo per la cena e la prima notte al Campra Alpine Lodge & Spa, situato davanti a un anello di sci di fondo, dove troviamo polenta e camere confortevoli, per recuperare in vista della seconda giornata.
Alle 7 del mattino siamo già sul pezzo. L’aria è frizzante, così vestiamo lo smanicato appena usciti dall’albergo. Ma poi, come sempre, non ce n’è bisogno, perché la strada si impenna subito e si inizia a sudare; una serie di drittoni ci consegna il Passo del Lucomagno, con i suoi 1.900 metri di quota. Ora sì che serve coprirsi, prima di iniziare la picchiata verso il Cantone dei Grigioni, risalire verso il Passo dell’Oberalp, e arrivare nel centro sciistico di Andermatt nel Canton Uri. Ci aspetta il punto più affascinante e sicuramente più atteso del secondo giorno. C’è da affrontare la salita del San Gottardo che ci riporterà nel Cantone Ticino. Abbiamo da percorre quasi dodici chilometri fino ai 2.100 metri del Passo. I tornanti si snodano su due Cantoni: partiamo da Uri per poi arrivare, già dalla seconda metà della salita, in Ticino.
Abbiamo da percorre quasi dodici chilometri fino ai 2.100 metri del Passo. I tornanti si snodano su due Cantoni: partiamo da Uri per poi arrivare, già dalla seconda metà della salita, in Ticino. Il sole ci accompagna anche in questa seconda giornata: è ancora più piacevole il tepore dei raggi, dal momento che saliamo di quota e la temperatura si abbassa. I tornanti si susseguono, dapprima in un contesto panoramico molto ampio, poi incastonati tra muri di roccia che fanno sembrare la salita anche più dura, nonostante siamo sul 6% medio quasi costante, con solo qualche picco significativo. Siamo di nuovo in Ticino, nel tratto più duro dell’ascesa con segmenti anche severi, dove l’asfalto lascia la strada al ciottolato. Zero sconnessioni, intendiamoci, ma comunque la pavimentazione tende a rallentarci. Attraversiamo lingue di neve, residui del lungo inverno: essendo la strada poco esposta al sole, rimangono in vita regalandoci uno scenario sensazionale (e soprattutto una temperatura meravigliosa per pedalare in salita). Davide procede e non fa una piega, nonostante l’aria sia più rarefatta. È il primo a raggiungere i 2.106 metri del Gottardo, mentre Giona e io procediamo a due tornanti di distanza.


Davide riempie la borraccia da un ruscello. L’aria fresca si mischia con il fumo di una griglia con su dei Würstel. Noi però preferiamo un pranzo più nutriente e leggero all’ex Ospizio, dal momento che abbiamo ancora tanta strada da percorrere. La discesa è sicuramente suggestiva, particolare, innovativa. Dal nome capisci tutto: si chiama Tremola, secondo me perchè le braccia sbattono, tremano, sobbalzano sul ciottolato. Appena ti affacci dopo il Passo ci sono un primo tratto dritto e poi una serie di curve a ripetizione che velocemente fanno perdere quota. Dall’alto la strada appare un serpentone in pietra che si snoda in picchiata. Visto che non ci facciamo mancare niente, non lo vuoi sorseggiare un buon bicchiere all’Enoteca Zamberlani di Piotta, una volta terminata la discesa? C’è anche una fontana nella piccola frazione di Quinto: è necessaria l’acqua gelida perché torna a essere caldo in pianura e bisogna affrontare un’altra ascesa. Direzione Lago Ritom, quota 1.850 metri, anche se la salita guadagna ancora cento metri di dislivello. Sono poco più di dieci chilometri e la pendenza media è oltre l’8%.


Dopo due giorni dove chilometri, valli, passi, ma soprattutto emozioni, si sono susseguiti anche troppo velocemente, nel terzo dì vogliamo tirare un po’ il fiato. Digerire, metabolizzare, fare nostro il Ticino che abbiamo esplorato. Ma, tanto per cambiare, c’è un’altra ascesa da affrontare. Veloce carico di gel al VeloCafé di Giubiasco e via, si riparte. Davide e Giona sono sulle strade di casa e mi accompagnano nell’ultima fatica del mio viaggio. Non ha tratti caratteristici alpini come quella del Gottardo, ma è decisamente la salita più completa: è quella che mi piace di più. Diciannove chilometri con una media al 7% e soprattutto una parte nel tratto centrale che alterna ghiaia a strada bianca, ma sempre pedalabile. È il terreno di Giona, che galleggia in queste condizioni e prende il largo.
Davide, più solido, guadagna terreno nei tratti di asfalto dove la strada spiana e riesce a fare velocità. Beati loro che trovano anche un senso di sfida, mentre io oggi patisco un po’, nonostante mi stia gasando immerso nel silenzio della Valle Morobbia. Una volta su, pausa panoramica con caffè all’Alpe Giumello, e poi decidiamo di scendere immediatamente per vedere Bellinzona, il capoluogo del Cantone. Non possiamo perderci i castelli, che sono tre ma sembrano una fortezza unica. Patrimonio mondiale UNESCO, dal 2000, sono un gruppo di fortificazioni che vivono tutto l’anno di eventi culturali ed enogastronomici. In bici è più facile ispezionarli e le stradine che si inerpicano per raggiungerli salgono direttamente dal centro della città. Castel Grande prima, Montebello poi e Sasso Corbaro per ultimo, dove ci godiamo un risotto, il tramonto, il solito silenzio. Aveva ragione Giona quando alla stazione mi aveva sussurrato: «Non ti immagini neanche dove ti porteremo».

Testi
Gabriele Pezzaglia

Foto
Edoardo Frezet
Hanno pedalato con noi
Davide Antognini, Giona Sgroi

This tour can be found in the super-magazine Destinations - Italy unknown / 3, the special issue of alvento dedicated to bikepacking. 9 little-trodden destinations or reinterpretations of famous cycling destinations.