
Sua maestà lo Stelvio
La celebrazione di Sua Maestà lo Stelvio, il passo alpino più emblematico del mondo intero, attraverso i suoi quattro versanti: tre road e uno gravel.
Periodo consigliato
Mag - Ott
Dislivello Totale
6806 m
Lunghezza totale
154 km
Durata
2 Giorni
C
Questo nome, Stelvio, risuona in modo particolare nella mente degli appassionati di ciclismo. Immagini di una lunga salita, di curve infinite, dove l’asfalto può trasformarsi in un ring di pugilato, dove i pugni sono fatti di pedalate. Certo, tutti ricordiamo i tempi gloriosi di Fausto Coppi, Fausto Bertoglio o, più recentemente, Vincenzo Nibali. Ma sotto, la strada divora tutto, come un serpente che si arrampica fin lassù, dove i muri di neve hanno spesso sostituito altri tipi di barriere. Noi ciclisti veniamo da lontano per rivendicare un pezzetto di questo asfalto annidato nelle Alpi italiane. Lo Stelvio è un’icona, ma tendiamo a dimenticare che è stato così prima che la bicicletta diventasse uno strumento e uno sport. Infatti, la strada dello Stelvio compirà duecento anni nel 2025.


Ed è qui che risiede tutta la sua particolarità. Il doppio Stelvio, il più ovvio, si fa da Bormio a Prato, e ritorno. La versione tripla vi spinge verso la Svizzera attraverso il Passo Umbrail. Per fare il quarto Stelvio, invece, è necessario portare con sé la bici gravel, perché si scoprirà il suo volto più selvaggio. E dovrete anche aggiungere un giorno in più al vostro viaggio.
Come probabilmente avrete già intuito, utilizzare tutte le strade a nostra disposizione per scalarlo è il modo migliore per rendere omaggio a questa icona. Quando si iniziano a tirare le somme, si preannuncia una bella sfida: 4.750 metri di dislivello e 124 chilometri su asfalto, 2.130 metri di dislivello e 30 chilometri su sterrato. Per aggiungere qualche dato: una partenza a 1.225 metri, un passo di montagna a quota 2.758, il passo stradale di montagna più alto di tutta l’Italia, il passo stradale di montagna più alto della Svizzera e un totale di 123 curve su asfalto solo per la salita (il doppio per l’anello completo). La testa ci gira ancora!
Tutto parte da Bormio, come la strada i cui lavori iniziarono nel 1820. È facile innamorarsi di questa cittadina, incastonata tra le montagne alla fine della Valtellina e all’inizio di infinite possibilità per i ciclisti. Girovagando, si può davvero constatare l’importanza della strada dello Stelvio per la città. Ogni bar serve l’amaro locale, il Braulio, che assaggiamo guardando vecchie foto della strada che passa per l’omonima valle. E non finisce qui: la maggior parte dei negozi e dei locali ha queste foto in bianco e nero alle pareti. È una presenza implacabile che ci spinge a fare confronti tra il presente e il passato. Il posto migliore per ammirare queste vecchie immagini è probabilmente il negozio Made In Valtellina. Lorenzo, ex fotografo, ha raccolto una buona selezione di immagini antiche in un grande libro, come un grimorio uscito dal Medioevo. Ci ha raccontato aneddoti notevoli, come l’apertura del Passo dello Stelvio in inverno fino al primo dopoguerra: è incredibile immaginare cavalli e carrozze che sfidano il freddo, e chissà come doveva essere lo sgombero della neve lassù. Dopo la Prima Guerra Mondiale, lo Stelvio fu chiuso durante l’inverno perché perse la sua importanza strategica.
Iniziamo il nostro viaggio da Bormio. La strada scorre facilmente fino alle prime curve a gomito che portano alla valle del Braulio. Questo potrebbe essere l’inizio più panoramico di tutti e tre i versanti: siamo storditi dalla grande e imponente parete rocciosa delle Corne del Palone e dal sottostante torrente Braulio. Ma non è un buon momento per fermarsi, perché i primi tornanti portano a cinque gallerie, le uniche sullo Stelvio. Passiamo davanti alla prima casa cantoniera, ormai in rovina. Se ne trovano quattro lungo la strada, alcune in ottimo stato, orgogliosamente rosse com’erano una volta.
La cascata del Braulio si trova subito dopo, vicino alla lunga serie di ripidi tornanti. Ci fermiamo qualche curva più in basso e tiriamo fuori dalla borsa la foto che ci ha dato Lorenzo. Cerchiamo di individuare tutte le differenze tra questo scatto di oltre cent’anni fa e il paesaggio che abbiamo davanti.
Notiamo le più evidenti: niente asfalto, meno alberi e niente bar. Ci hanno detto che all’epoca il ristorante era stato creato da un contrabbandiere. Lo Stelvio è stato realizzato prima di tutto per collegare, ruolo che ebbe il suo culmine quando, nel 1859, diventò confine statale triplice tra Italia, Svizzera e Austria. Dopo la parte più facile della salita, in cui passiamo accanto all'Oratorio di San Ranieri con il suo monumento ai caduti, percorriamo gli ultimi quattro tornanti che ci portano a uno dei luoghi più famosi dello Stelvio: la casa cantoniera della IV strada e l’incrocio per il Passo Umbrail. Guardando le vecchie foto, sembra che la linea di demarcazione tra passato e presente sia sfocata. Prendete delle matite per colorare il bianco e il nero, togliete la carrozza e aggiungete la bicicletta: eccoci qui, 150 anni dopo.
In cima al Passo dello Stelvio, la storia è diversa. Una sorta di Cour des Miracles se ne è impossessata. I turisti hanno sostituito gli operai, i negozi hanno preso il posto della carriola e sullo sfondo la parete rocciosa levigata ha preso il posto del ghiaccio bianco del ghiacciaio.
È il momento di affrontare le iconiche curve progettate da una mente al contempo visionaria e folle e di scendere verso Prato. È una sfida per le mani a causa delle frenate incessanti, ed è meglio essere concentrati, soprattutto per il traffico. Non c’è tempo per godersi il panorama sulle montagne che hanno preso nomi germanici: Pleisshorn, Stierberg e il famoso Ortles. Avremo modo di ammirare il panorama più tardi, perché farlo in discesa sarebbe brutale. Il resto della strada è meno spettacolare, ma la via per Prato è lunga.


Seguiamo il fiume Gurglweg, attraversiamo un paio di villaggi e poi saliamo nel bosco prima di ritrovarci all’aperto. Le curve sembrano ancora più impressionanti viste da laggiù. Con sullo sfondo il ristorante Alpengasthof Tibet Hütte, sembra di essere sulla luna: l’asfalto è stato steso in un passato futuristico.
Subito dopo il passo, prendiamo una strada alternativa e decidiamo di percorrere la vecchia strada, abbandonata perché troppo esposta alle valanghe durante l’inverno. Stiamo attenti ai sassi ma ci prendiamo comunque il tempo per goderci il panorama. Da lì si domina il Passo Umbrail, verso il quale ci stiamo dirigendo.
Dopo aver superato il piccolo avamposto al confine, iniziamo a scendere in Svizzera. Il passo è bello ma meno impressionante della sua controparte italiana. L’asfalto è perfetto, le curve sono scorrevoli e possiamo goderci alcuni rettilinei lunghi fino all’Alpenrose Hotel. La parte più difficile dell’Umbrail in salita e in discesa rimane quella inferiore, con le sue curve più ripide e strette.
Ci ritroviamo a Santa Maria, che ci dà un buon assaggio della vita in Svizzera: tranquilla, colorata e silenziosa. È ora di tornare a Bormio, prima che faccia buio. Mentre scendiamo dal Passo Umbrail, non possiamo fare a meno di pensare a quanto sia bello questo tratto di strada. La valle del Braulio sprofonda tra due pareti rocciose, con la strada incastonata alla nostra sinistra. Ci fermiamo a guardare questo capolavoro. Rappresenta l’essenza della strada dello Stelvio, una linea pazza che qualcuno ha disegnato su una mappa, duecento anni fa, e ha deciso di costruire. È anche la discesa più divertente del viaggio: veloce e infinita.
La gastronomia locale è qui per compensare le calorie perse. Sciatt, bresaola e formaggi di ogni tipo sono ciò che ci serve. Il ristorante Vecchia Combo è il luogo perfetto per concludere la giornata, ancora una volta ci assicuriamo di dare un’occhiata ai quadri antichi esposti alle pareti. Un Braulio chiude la giornata: domani si va fuori strada.
Ci incontriamo di buon mattino con Daniele, alias Stelvioman, all’Hotel Funivia. È lui l’esperto dello Stelvio, sia su strada che su sterrato. Subito dopo i Bagni Vecchi, usciamo dalla strada, giriamo a sinistra e iniziamo a salire in direzione della Valle Forcola. Uscendo dal bosco, si gode di una splendida vista sulla stazione sciistica di Bormio, che culmina a quota 3.000 metri. Continuiamo a salire con un bellissimo panorama sulle cime circostanti del Solena e del Sumbraida. L’improbabile incontro con un pastore su una vecchia moto ci ricorda che su queste montagne si lavora ancora.
Il sentiero diventa via via più tecnico, ma anche molto suggestivo: a volte assomiglia a un piccolo nastro di ghiaia appeso al fianco della montagna, serpeggiante sui pascoli alpini e sostenuto da muri di pietra a volte parzialmente crollati. Un paesaggio lunare ci circonda lentamente, mentre raggiungiamo i 2.700 metri di altitudine. Davanti a noi scorgiamo una vecchia caserma militare risalente alla Prima Guerra Mondiale. Ci stiamo dirigendo lì e questa sarà la parte più impegnativa del viaggio. Ripido, sterrato, sassi smossi, sassi compatti, sassi, sassi, sassi. Spingeremo, per fortuna non è troppo lungo.
Ci godiamo un po’ di riposo nella caserma, cercando di immaginare come sarebbe stato vivere e combattere lì. Passiamo accanto a trincee di cemento prima di scendere con un singletrack. Affacciati sulla strada sottostante, godiamo di una vista panoramica unica sulla Valle del Gesso, il Passo dello Stelvio e la magnifica cima dell’Ortles. Alle nostre spalle, cime che non possono essere ritenute inferiori a quelle delle Dolomiti.
Da lì, ci immettiamo sulla strada. L’unica variazione che faremo sarà nella discesa verso Bormio, dove percorreremo un piccolo tratto della vecchia strada che ci porterà vicino al fiume Braulio. Lo sterrato significa godere di tutte le possibilità che si trovano al di fuori dei sentieri battuti, no?
Nei suoi duecento anni di vita, la strada dello Stelvio è stata teatro di grandi eventi passati alla storia, in bici e non solo. Dopo questi giorni, trascorsi lassù, ci è chiaro che proprio la strada è invece una delle grandi protagoniste. Lo Stelvio, da tutti i punti di vista, è una bestia che può essere gentile e brutale allo stesso tempo, che può mostrarti scenari ipnotici un minuto prima, punirti con un clima rigido un minuto dopo. È una grande sfida sportiva da percorrere su tutte le sue varianti. E ne vale sicuramente la pena per tutte le emozioni che proverete in bicicletta, ma anche per quello che è la strada dello Stelvio: una delle più straordinarie realizzazioni dell’uomo per mettere in contatto tra loro le persone. Non siamo forse venuti anche noi a collegarci in qualche modo con le leggende del ciclismo?

Testi
Ulysse Daessle

Foto
Ulysse Daessle
Hanno pedalato con noi
Rebecca Rigamonti, Stefano Balatti

This tour can be found in the super-magazine Destinations - Italy unknown / 3, the special issue of alvento dedicated to bikepacking. 9 little-trodden destinations or reinterpretations of famous cycling destinations.