
Un’altra Toscana
Da Palazzo BelVedere, a Montecatini Terme, verso il San Baronto e l’Abetone.
Dislivello Totale
4.639 m
Lunghezza totale
267 km
Durata
2 Giorni
P
Lo sa anche il Magro, Riccardo Magrini, professionista anni Ottanta e adesso voce narrante di tanto ciclismo contemporaneo, che è nato proprio qui, nei dintorni di Montecatini Terme, il punto di partenza e di arrivo del doppio giro che andiamo a raccontarvi e che vale davvero la pena o, meglio, la gioia di fare. Basta avere la gamba buona, che al resto ci pensa la strada. Una meraviglia.
Sembra di sentirla, la voce del Magro, col suo inconfondibile timbro e la sua simpatica verve, quasi ci accompagnasse su e giù per le strade che portano al San Baronto o all’Abetone.


Montecatini Terme è terra di ciclismo d’elezione. Magrini a parte, su queste strade hanno spinto le loro prime pedalate campioni come Michele Bartoli e Mario Cipollini.
Come poi dimenticare Franco Ballerini, nato e cresciuto ai piedi del San Baronto? E proprio il San Baronto e le sue strade hanno insegnato l’arte del pedale a giovani promesse arrivate da lontano e qui adottate e svezzate dalle società ciclistiche locali: un nome su tutti, Vincenzo Nibali.
Da Montecatini Terme– dal 2021 patrimonio dell’umanità dell’Unesco all’interno del circuito delle Grandi Città Termali d’Europa – partono e arrivano i nostri due itinerari, uno per giorno. Fulcro e casa di questa esperienza è l’accogliente Palazzo BelVedere, la storica dimora di ospitalità recentemente tornata a essere luogo di eccellenza e di accoglienza, grazie al gusto culturale e alla visione imprenditoriale di Simone Galligani.
Palazzo BelVedere è uno sballo e la colazione perfetta. Mi rifocillo accanto alle lampade Pipistrello di Gae Aulenti, con quel tocco Belle Époque che non guasta mai, e mi pregusto una pedalata coi fiocchi. Ore otto del mattino: tutto è pronto, ruote gonfiate a dovere, borraccia riempita, nelle tasche quello che serve e fuori Graziano, altro albergatore amico di Simone che mi aspetta. È lui la guida che mi accompagna. Saluto Simone, stringo la mano a Graziano, che si presenta con una bici spaziale, e finalmente si parte. Ciao Simone, ci vediamo più tardi!, che il massaggio promesso sarà come la ciliegina sulla torta. Non vedo l’ora di cadere nelle mani sapienti di chi si occupa della Spa di Palazzo BelVedere. Toccasana e bellezza. Un privilegio. Una goduria
Oggi mi aspetta un percorso di 138 chilometri e circa 2.000 metri di dislivello, un anello che si snoda tra mangia e bevi continui e alcune salite vere. Tra queste il San Baronto, inclusa nel circuito del Mondiale di Firenze 2013 e vinto da Rui Costa, e quella successiva del Pinone, una chicca vera e propria. Si tratta di un anello con partenza e arrivo a Montecatini Terme. La traccia tocca tre province, Lucca, Firenze e Pistoia, e ha in certi scorci paesaggistici la sua virtù cardinale: quando la bellezza si coniuga al pedalare, il ciclismo diventa uno sport unico, capace di regalare momenti che vanno oltre la performance, la media oraria, i watt e compagnia bella.
C’è chi sostiene, e non a torto, che il paesaggio non esiste, che non è da cercare nelle apparenze dell’ambiente, bensì nella testa dell’osservatore. Ed ecco che, dopo le prime pedalate utili ad allontanarsi dal traffico, raggiungiamo Collodi, a cui dedicheremo l’attenzione che merita nel giro che faremo domani, quando la nostra meta sarà l’Abetone.
Da Collodi si prende per Tofori e si inizia un tratto di strada tra i più belli in assoluto da queste parti.


Dai tempi altomedievali della Tuscia ducale, passando per mercanti e banchieri noti in tutta Europa e che da queste parti tra il Cinquecento e l’Ottocento si diedero un gran da fare, questo è un angolo di terra paradisiaco. La strada è un continuo saliscendi ed ecco la conferma che l’Italia è un paese pazzesco, ricco di capolavori disseminati ovunque dalla storia: nella Pieve di San Gennaro, borgo che sale rettilineo lungo il fianco della collina, si può ammirare la statua in terracotta raffigurante l’arcangelo Gabriele attribuita a Leonardo da Vinci. Così, tanto per gradire. E poi Matraia, un borgo che è un incanto. Da qui è possibile ammirare un mare di oliveti che rende le colline argentate. Intorno si stendono le vigne e il paesaggio si arricchisce di lecci, cipressi, platani. Infine Villa Reale a Marlia, in cui dimorò la sorella di Napoleone, principessa di Lucca, che acquistò la villa per trasformarla in quello che ancora oggi possiamo ammirare: un autentico gioiello architettonico con tanto di meraviglioso giardino all’inglese. Bell’Italia, che dovremmo forse imparare tutti a meritarci di più.
Adesso si scende a lambire Lucca, per poi raggiungere San Colombano, Santa Gemma e affrontare lungo via San Martino uno strappetto che ha punte del 13%. Si prosegue in un tratto pianeggiante oltrepassando il paese di Marginone e su via Ponte alla Ciliegia, nome che è una delizia, e via pedalando fino a Chiesina Uzzanese, Casabianca, San Rocco per raggiungere Lamporecchio e affrontare il San Baronto dal versante più impegnativo.
Il dislivello di 277 metri si supera in 4 chilometri con una pendenza media del 7% e una punta massima dell’11%. Foto d’obbligo al cippo del ciclista e poi in discesa fino a Vinci, dove nacque il grande Leonardo, il genio per eccellenza, a cui, una leggenda o forse uno scherzo, attribuisce il disegno del prototipo di bicicletta.
Ed ecco Vitolini e si riprende a spingere. Qui la chiamano la salita del Pinone, 5 chilometri per un dislivello complessivo di 246 metri e una pendenza media del 4,8%. Discesa e tratto pianeggiante fino a Quarrata e dopo Casalguidi e Cantagrillo, ai toponimi bisognerebbe dedicare un capitolo a parte, l’ultimo strappo di giornata con la salita che porta a Le Rocchine con punte superiori al 10%.
Adesso non rimane che far girare le gambe in scioltezza, superare Monsummano Terme per raggiungere Borgo a Buggiano – alle porte di Montecatini – e la gelateria di Paolo Fornaciari. È fatto proprio come si deve il gelato, ve lo assicuro. E seduti nel piccolo spiazzo adiacente il negozio a ripensare il giro appena compiuto, si ha la netta conferma, come se ce ne fosse bisogno, che il mestiere del gregario è roba tosta per gente tosta: Paolo, in sedici anni di onorata carriera dal 1992 al 2008, si è smazzato undici Giri d’Italia, cinque Tour de France, due Vuelta, dieci Milano-Sanremo, undici Parigi-Roubaix. Niente male. Per la cronaca, i gusti al lampone e al limone sono uno spettacolo.
E adesso poesia. Lasciata Montecatini Terme in tutta velocità per evadere dal traffico si raggiunge in un attimo Pescia, sede di un mercato dei fiori di importanza nazionale, e ci si dirige verso Collodi che non ha bisogno di molte presentazioni. Con il naso all’insù, proprio come Pinocchio, rimango per qualche secondo esterrefatto nell’ammirare da lontano Villa Garzoni, monumento verde unico in Europa. Per chi volesse approfondire, la villa è circondata da un giardino che è un incantesimo del ’700, giunto pressoché intatto fino a noi. Qui lavorò da ragazza Angiolina Orzali, che, sposata a Domenico Lorenzini, divenne la madre di Carlo Lorenzini, meglio noto con lo pseudonimo di Carlo Collodi, l’autore di uno dei libri più famosi nel mondo: Le avventure di Pinocchio. In ogni caso, la visita al giardino merita una sosta, ma non oggi che la bici chiama.
Per i patiti di selfie, poco prima c’è la monumentale statua di Pinocchio con la maglia iridata. A mio parere sono molto più interessanti le vecchie cartiere che s’incontrano quando la strada, quasi priva di macchine, finalmente inizia a salire.
Unica cosa: occhio ai pochi camion nei giorni feriali, la strada è stretta. Oggi le cartiere sono in gran parte in rovina, autentici edifici che testimoniano un’epoca passata. Archeologia industriale, fatta di travertino e bisognosa di acqua. Non è un caso che questi mammut si trovino lungo il Pescia, torrente che dall’Appennino scende verso l’Arno per poi tuffarsi nel mare Tirreno. Stiamo entrando nella cosiddetta Svizzera Pesciatina, che attraverseremo anche al ritorno, sul versante di Marliana nei pressi del paese di Femminamorta. Adesso però è il momento di godere. Salita all’inizio non impegnativa, dolce come gli alberi che la proteggono. Chi ha voglia di fare ritmo faccia pure, la strada è un invito a spingere.
Il paesaggio è di una bellezza struggente. Quando si sale, è sempre così. Tutto cambia. In meglio.
La strada inizia a mordere i polpacci, in alcuni tratti siamo appena sotto il 10%, si entra ed esce dal bosco, da certe curve è possibile ammirare tutta la valle. Villa Basilica, la pieve di San Jacopo, con tanto di torre medievale, ed eccoci a Boveglio: siamo a 745 metri di altitudine. Da qui inizia una lunga discesa verso Bagni di Lucca sempre immersi nel verde. Il traffico è un’idea lontana.
Qui, al limitare della Garfagnana, il paesaggio è dolce e aspro allo stesso tempo. Un lungo manto di vegetazione variegata che sale fin verso il crinale dell’Appennino tosco-emiliano. Ed è lì che ci dirigiamo. Da Bagni di Lucca a La Lima sono una ventina di chilometri senza particolari difficoltà, con possibilità di traffico nei giorni festivi, soprattutto d’estate.
Da La Lima si sale verso Cutigliano, paese che meriterebbe una sosta per via di certi ristoranti sopraffini, ma oggi gli impegni sono altri. E adesso non si scherza. Per evitare il tratto di statale che va all’Abetone, prendiamo una strada secondaria in direzione Pian degli Ontani, per proseguire a Pian di Novello. Sono quindici chilometri impegnativi, con tratti anche al 13% e comunque la possibilità di riprendere fiato. Si pedala immersi nei boschi, il paesaggio è incantevole, si sale fino a 1.300 metri di altitudine quando la strada si immette di nuovo sulla statale dell’Abetone: al passo mancano poco più di 3 chilometri, c’è un dente al 9% e una leggera discesa, che si raggiunge attraverso boschi di faggi secolari. Siamo a quota 1.388 metri.


La riserva naturale dell’Abetone è un’area boschiva protetta della regione Toscana istituita nel 1977. Occupa una superficie di 584 ettari nella provincia di Pistoia e al suo interno si trova l’Orto Botanico Forestale dell’Abetone.
Qui il Giro è di casa e per ben cinque volte è stato arrivo di tappa. E la prima volta fu leggendaria: era il 29 maggio 1940 ed era una giornata cupa, tutt’intorno pioggia e tuoni. In corsa, come un fulmine, si scatenò un corridore che nessuno ancora conosceva, e da bordo strada non si poteva nemmeno chiamarlo per nome. Sapevano solo che vestiva la maglia Legnano ed era un giovane gregario di Bartali che correva per la prima volta il Giro. Arrivò da solo al traguardo di Modena con oltre tre minuti di vantaggio sugli inseguitori. E indossò la maglia rosa che nessuno riuscì più a sfilargli fino a Milano. Quel fulmine era Fausto Coppi.
Certo che mette una certa emozione pedalare sulle stesse strade che tennero a battesimo il mito del Campionissimo.
Il tempo di dare un’occhiata al versante emiliano dell’Appennino, e intravedere lontano il caos della Pianura padana troppo antropizzata, che è ora di girare la bici e tornare in discesa verso La Lima. Qui si svolta prima a sinistra e poi subito a destra per prendere Via del Granduca e giungere a Prunetta, lasciando alla nostra destra il borgo di Piteglio. La strada fino a Prunetta è in salita, per poi alternare tratti in discesa ai classici mangia e bevi toscani: la fitta vegetazione dei boschi dell’Abetone è già un ricordo, qui tutto ha un sapore quasi mediterraneo.
Rientrati a Montecatini Terme, Simone Galligani ci accoglie con il solito, proverbiale sorriso. Una leggera brezza accarezza le foglie delle piante che circondano l’edificio. Quando vogliamo, ci aspetta un bel massaggio. Come rifiutare? Qui il concetto di benessere va oltre i soliti cliché. Perché è il senso di buona ospitalità a prevalere su ogni cosa.
Grazie Simone, grazie Graziano, non vedo l’ora di tornare a pedalare da queste parti e scoprire ciò che di bello sanno riservare certe strade. Strade che rigenerano e ti fanno sentire in pace con il mondo.

Tipologia di bici
Road
* informazione Publiredazionale
Testi
Francesco Ricci

Foto
Chiara Redaschi
Hanno pedalato con noi
Elia Paoletti, Gabriele Pezzaglia

Questo itinerario lo puoi trovare sul super-magazine Destinations – Italy unknown / 1, lo speciale di alvento dedicato al bikepacking. 13 destinazioni poco battute o reinterpretazioni di mete ciclistiche famose.